Intervista a Giovanni Mascia, Presidente del Comitato Scacchi Sardegna


19-12-2011
Quando hai cominciato a giocare a scacchi, e chi ti ha insegnato le regole?

Ho imparato le regole del gioco da bambino, ero talmente piccolo che non ricordo nemmeno chi mi ha insegnato, ma sicuramente ho imparato in famiglia, perché ricordo che giocavo già qualche partita in casa con i miei familiari quando dovevo avere più o meno cinque anni.

Quando hai messo piede per la prima volta in un circolo?

La prima volta è stato verso la fine del 1975 al Circolo ARCI-Scacchi di Piazza Costituzione, a Cagliari. All’epoca era molto attivo il circuito scacchistico dell’Arci e il Circolo di Piazza Costituzione, nel quale mi accompagnò per la prima volta un compagno di scuola, era l’alternativa al Circolo di Piazza Martiri che era attivo dal 1973. Quell’esperienza durò più o meno un anno, dopo mi allontanai dagli scacchi perché non riuscivo a conciliare l’attività scacchistica con gli studi e con gli altri miei vari impegni. Rimisi piede in un Circolo nel 1991, quando mi presentai questa volta in Piazza Martiri e divenni socio del Circolo Scacchistico Cagliaritano, che è tuttora il mio Circolo. All’interno del CSC ho percorso tutta la mia carriera di scacchista, prima come giocatore, poi anche come Istruttore e Dirigente (sono stato Presidente dal 1995 fino al 2005). A partire da un certo punto mi sono dedicato però prevalentemente all’attività di Arbitro, che però ho interrotto nel 2009 per assumere la carica che ricopro tuttora.

Nella “vita” dei circoli cos'è cambiato da allora? Sempre che sia cambiato qualcosa....

Rispetto a una ventina di anni fa é cambiato molto. Un tempo i Circoli erano soprattutto luoghi di ritrovo dove si andava anche solo per il piacere di giocare una partita con l’amico, e di trascorrere piacevolmente il tempo. Non è che fosse assente un’attività tecnico-didattica, ma chi voleva imparare, doveva per forza usufruire degli insegnamenti dei giocatori più esperti che si prestavano a insegnare loro qualcosa, in modo assolutamente non sistematico, mentre non sempre si svolgevano attività organizzate come corsi regolari strutturati, allenamenti programmati in modo specifico, settori giovanili organizzati e così via. Oggi la funzione ricreativa si è un po’ persa, perché lo scacchista medio esce di casa assai meno rispetto a un tempo, l’avvento e la diffusione di Internet ha dato impulso al gioco da casa e chi non ha ambizioni particolari come giocatore non affronta più il disturbo di uscire da casa, soprattutto nel periodo invernale, per raggiungere la sede del Circolo, che può distare anche diversi Km. da casa, per fare ciò che può fare tranquillamente stando a casa. Molti Circoli, un po’ in tutta Italia, per questo motivo hanno chiuso. Oggi continuano ad operare e, si deve dire, assolvono un compito fondamentale, determinando la vera crescita del movimento, quei Circoli che si dedicano prevalentemente ad attività in qualche modo organizzate, nelle varie forme, offrendo a chi vuole imparare o a chi vuole perfezionarsi, qualcosa di valido e tecnicamente qualificato. Oggi non potrebbe esistere un Circolo senza una Direzione tecnica qualificata, in grado di venire incontro alle esigenze dei giocatori che vogliono praticare seriamente il gioco. Questo naturalmente non vuol dire che sia scomparso dai Circoli il gioco libero o la dimensione più specificatamente ludica, ma non è più la dimensione unica, né quella essenziale.

Quando hai disputato il primo torneo?

Il primo torneo “ufficiale”, escludendo quindi i tornei sociali più o meno estemporanei, è stato nel novembre del 1991, sempre al CSC in Piazza Martiri. Era un torneo esordienti, al termine del quale mi classificai quarto ed ottenni la promozione a prima categoria sociale. In seguito sono arrivato fino alla seconda nazionale, poi ho quasi smesso di giocare per dedicarmi, come detto, ad altri compiti in campo scacchistico.

E' dal 2007 che non giochi un torneo ufficiale, quando ti vedremo di nuovo all'opera?

Veramente non lo so, non è che non mi interessi più giocare, ma devo dire che per giocare con una certa soddisfazione bisogna essere sufficientemente in forma, non dico perfettamente allenati, ma in condizioni tali da garantire prestazioni almeno dignitose. D’altra parte devo dire che ho sempre ottenuto adeguate gratificazioni da tutto ciò che ho realizzato negli altri ruoli scacchistici che mi sono trovato a ricoprire, così che il gioco attivo mi manca un po’ meno.

Una tua partita che ricordi con piacere, ed una che vorresti non aver mai giocato....

Non ho mai creato capolavori sulla scacchiera, ricordo con piacere molte delle partite che ho vinto combattendo, talvolta sovvertendo i pronostici e superando giocatori di categoria superiore. Ma non mi piace esibire la mia piccola collezione di “scalpi” eccellenti. Nello stesso tempo non saprei dire quale è stata la mia peggiore prestazione. Errori sulla scacchiera ne ho commessi tanti, anche gravi, spesso mi è capitato di pensare che sarebbe stato meglio restare a casa invece di andare quel giorno a giocare.

E' più semplice giocare una partita a scacchi o presiedere il Comitato Regionale?

Come si può facilmente immaginare, dirigere un Comitato comporta impegni e responsabilità che richiedono una notevole disponibilità di tempo e una grossa applicazione. Sebbene l’unità operativa fondamentale dell’attività scacchistica siano i Circoli, ai cui Dirigenti dobbiamo tanto per il loro impegno e la loro dedizione, il Presidente del Comitato deve assicurare che l’attività venga svolta con regolarità e continuità e che gli scacchisti della regione, si trovino nelle condizioni che favoriscano la loro crescita e il raggiungimento dei migliori risultati possibili, sostenendo ne i dovuti modi le iniziative meritevoli e, se possibile, venendo in aiuto nelle situazioni problematiche che si possono presentare. Oltre le capacità dirigenziali in senso stretto, è quindi necessario possedere la giusta sensibilità e capacità di relazione, per intervenire ove necessario e prendere decisioni che possono talvolta essere difficili, ma che devono essere adottate avendo sempre grande rispetto del lavoro degli altri e dei diritti di tutti, e facendo di tutto per mantenere i rapporti personali su un piano costruttivo e, possibilmente, sereno e cordiale.

Da quanti anni sei Presidente del Comitato Regionale?

Sono stato eletto nel gennaio del 2009. la mia carica ha la durata di quattro anni che coincidono con il quadriennio olimpico.

Ricoprendo questa carica, qual'é la soddisfazione più grande che hai finora avuto?

La maggiore soddisfazione non è legata a un avvenimento particolare, ma alla constatazione che gradualmente stiamo raggiungendo i nostri obiettivi. Mi piace mettere in risalto l’aspetto relazionale del mio lavoro che consiste nella creazione di una rete di relazioni positive da cui possa scaturire un maggiore coinvolgimento degli appassionati e la realizzazione di iniziative sempre più significative. Per essere più chiaro, ho tratto grande soddisfazione dal fatto di essere riuscito, in questi primi tre anni, ad avvicinare all’ambiente scacchistico, sia attraverso le attività di promozione, sia attraverso le varie iniziative di formazione fin qui organizzate, non solo persone nuove, che vanno ad arricchire i numeri del movimento, ma anche appassionati di grande capacità e spessore, in grado di dare un grande contributo di idee e di collaborazione pratica. E’ come se tutti insieme stessimo costruendo una grande casa e ogni iniziativa che il Comitato realizza in proprio, oppure sostiene in qualche modo, fosse un nuovo mattone che viene aggiunto.

Qual'é lo stato del movimento scacchistico isolano?

Entrando nel merito dei vari aspetti della situazione scacchistica sarda, possiamo dire che sicuramente siamo in un periodo di crescita, sia dal punto di vista quantitativo, ma anche come qualità, anche se guardando i numeri non possiamo ancora dire di essere sullo stesso livello delle realtà nazionali più sviluppate, nelle quali gli Scacchi rappresentano una tradizione maggiormente radicata. La crisi economica, che non è un problema solo regionale, fa sentire in grande misura anche da noi i suoi effetti, perché è difficile per i Dirigenti mandare avanti l’attività dei Circoli con i pochi contributi che gli scacchi riescono ad ottenere, per non parlare delle sponsorizzazioni quasi assenti, e perché sia le famiglie che mandano i loro figli ad imparare a giocare nei Circoli, sia il singolo appassionato, hanno sempre meno possibilità di sostenere i costi che la nostra attività comporta. E’ chiaro che in questa situazione i problemi economici e organizzativi dei Circoli si moltiplicano. A questo si aggiungono i problemi tipici dell’insularità, che penalizzano soprattutto i giocatori nel momento in cui devono affrontare trasferte fondamentali per la loro crescita agonistica. Tutto questo rende difficile risolvere i problemi strutturali del movimento, legati alla carenza di quadri tecnici e dirigenziali che in queste condizioni è molto più difficile formare. Tuttavia in questo quadro generale, possiamo registrare elementi di qualità e di progresso, quali, per esempio, l’incremento notevolissimo, registrato negli ultimi anni, della nostra presenza nelle scuole e la presenza di un calendario agonistico ricco e differenziato che consente a tutti i giocatori di avere adeguate occasioni di misurarsi, anche se forse ci manca ancora la manifestazione di punta che possa portare la Sardegna alla ribalta nel panorama organizzativo nazionale. Nel 2011 questa lacuna è stata in parte colmata con le importanti manifestazioni di Torre delle Stelle e di Alghero, e comunque non si deve dimenticare la Mitropa Cup del 2008, ottimamente organizzata a Olbia.

Qual'è il suo punto di forza e quale quello di debolezza?

Come già accennato, il punto di debolezza, a mio avviso, è costituito da un ancora inadeguato sviluppo dei quadri tecnici. Nella nostra, come in altre Regioni, abbiamo iniziato un po’ in ritardo lo sviluppo di un settore di formazione degli Istruttori, degli Arbitri e dei Dirigenti. Considerate le esigenze di un settore giovanile e scolastico sempre in maggiore espansione, per non parlare dei problemi dell’agonismo a livelli più avanzati, che richiedono tecnici e Arbitri sempre più preparati, oltre che in maggior numero, dobbiamo dire che siamo ancora indietro, ed è questo il motivo per cui fin dal primo anno di vita, il nostro Comitato si è prefisso come programma la realizzazione almeno di un’iniziativa ogni anno rivolta a tali scopi. Il punto di forza è l’essere riusciti a instaurare in certi settori di attività la necessaria continuità, presupposto indispensabile per programmare a medio-lungo termine. Mi riferisco soprattutto agli aspetti interni gestionali del Comitato, che prevedono procedure rapide, decise e trasparenti per intervenire e deliberare su ogni argomento, mentre per quanto riguarda l’attività esterna, come già detto, il nostro impegno nel settore scolastico negli ultimi anni ha fatto si che, tolte le discipline tradizionalmente più diffuse, la presenza degli Scacchi nelle scuole abbia superato quantitativamente tantissime altre discipline sportive, con conseguenti notevoli benefici per l’attività vivaistica dei vari Circoli.

Negli ultimi tornei ho visto la massiccia presenza di under 16 mentre ho visto pochi giocatori sotto i trent'anni, e solo una mia impressione?

La spiegazione più logica è che il gran lavoro che da qualche tempo si sta facendo sui giovani produce sempre maggiori presenze negli appuntamenti agonistici riservati agli U16, ma anche negli altri tornei. Allo stesso tempo, negli ultimi anni non si é prodotto il naturale ricambio tra i giocatori delle altre fasce di età e del resto, per uno scacchista, l’età dai venti ai trenta è una delle più critiche, perché è il periodo in cui si concretizzano o sfumano gran parte delle aspettative coltivate negli anni precedenti. Questi passaggi non sempre sono indolori e possono causare un distacco dall’attività o addirittura il ritiro. Questo non vuol dire che un allargamento della base dei praticanti non possa produrre un’inversione di tendenza e il compito del Comitato è lavorare anche per questo.

E' possibile tracciare un trend (che comprenda alcuni anni) dove si analizza il numero dei tesserati, delle società, dei tornei, ecc, giusto per dare qualche numero, oggi va di moda, che ci aiuti a capire come si stanno evolvendo le cose?

Per rispondere adeguatamente a questa domanda si dovrebbero passare in rassegna i numeri e le statistiche relative a Circoli, tesserati, tornei, ecc. Per non essere troppo noioso, rimandando gli interessati ai documenti reperibili sui siti della Federazione e del Comitato, mi limito ad alcuni dati. L’incremento più significativo di tesserati si è registrato a partire dal 2007, penultimo anno della gestione del mio predecessore Roberto Abis, che ha fatto registrare un salto dai 300 tesserati circa che la Sardegna faceva registrare fino a quel momento, a oltre 400, con una punta di 474 nel 2008. Questa cifra ha subito un ulteriore incremento e alla fine del 2011 possiamo contare 515 tesserati. Analogamente il numero dei Circoli, nello stesso periodo, ha oscillato tra i 12 e i 14, facendo registrare novità positive tutte le volte che una nuova località si è presentata alla ribalta regionale (i casi più recenti sono Marrubiu e Carbonia), ma purtroppo anche segnali negativi che riguardano località storiche che attraversano periodi di declino più o meno accentuato (è il caso di Nuoro ed Alghero, sedi in anni passati di eventi prestigiosi). Stesso discorso va fatto per Istruttori e Arbitri. L’Albo degli Istruttori è ormai dal 2008 composto da circa 100 unità, mentre gli Arbitri, che come già detto sono insufficienti rispetto alle esigenze della nostra attività, sono 12 nel 2011, e quindi hanno ripreso a crescere rispetto ai due anni precedenti. Infine, vista la situazione economica generale, è da considerare un successo mantenere più o meno sugli stessi livelli il bilancio annuale del Comitato, che ormai da qualche anno si attesta sugli € 8-9000. Per quanto riguarda altri dati per me ugualmente molto significativi, possiamo dire che le presenze di giocatori nelle varie manifestazioni promozionali e agonistiche sono in aumento. Per esempio quest’anno si è registrato un record di partecipazione al campionato di Promozione, dato estremamente significativo per misurare il livello dell’attività di base, un ulteriore record di partecipazione si è registrato ai Giochi Sportivi Studenteschi, la cui fase regionale, disputata recentemente ad Oristano ha visto la partecipazione di 275 ragazzi e il coinvolgimento di 34 Istituti scolastici, provenienti da selezioni svolte in tutte le province con la partecipazione complessiva di circa 500 studenti (e anche questo numero rappresenta solo una parte del movimento scacchistico studentesco). Ancora, nel 2011 abbiamo avuto una partecipazione da record ai Campionati regionali U16, per non parlare del successo del nostro circuito giovanile promozionale, il Gran Prix Sardegna U16 che, nelle sue varie tappe, ha visto la partecipazione di oltre 100 ragazzi.

Tra le diverse idee che hai in mente per futuro ci puoi dare qualche anticipazione?

Pensando a quello che si potrebbe fare per sostenere nel modo più idoneo possibile l’attività scacchistica regionale, e fatta salva l’attività ordinaria, che vede sempre al primo posto l’organizzazione delle manifestazioni principali, che, come detto, stanno sempre elevando i loro standard quantitativi e qualitativi e che quindi richiedono un impegno rivolto soprattutto a potenziare gli strumenti tecnici e organizzativi di supporto, ci sono almeno due progetti che mi piacerebbe realizzare prima della fine del mio mandato o perlomeno, vorrei riuscire ad avviare. Il primo riguarda la creazione di una struttura per il coordinamento dell’attività degli Istruttori, in grado di garantire lo svolgimento continuativo di attività di formazione, requisito indispensabile per elevare il livello della nostra attività didattica, e l’organizzazione di iniziative di perfezionamento tecnico a vantaggio dei nostri migliori giocatori, soprattutto i giovani. Si tratta, come si può capire, del nucleo iniziale di una vera e propria Scuola di Scacchi a livello regionale, ma dal momento che quest’ultima rappresenta un progetto troppo impegnativo, anche dal punto di vista finanziario, mi accontenterei di una struttura più semplice, in grado di operare almeno due o tre iniziative di un certo livello ogni anno, sul modello, per esempio, del Seminario di formazione sulla psicomotricità, tenuto nel novembre del 2010 a Oristano, che ha riscosso notevoli consensi, da parte del gruppo di qualificati partecipanti, la maggior parte dei quali Insegnanti della Scuola pubblica. Mi aspetto, in questo senso, un grande contributo da Sebastiano Paulesu, delegato degli Istruttori per la Sardegna, a cui il progetto sta particolarmente a cuore. L’altra idea riguarda un progetto di comunicazione finalizzato a promuovere una adeguata attività di informazione su quello che avviene nel mondo degli Scacchi sardo, e un supporto a tutte le attività di propaganda necessarie per dare maggiore visibilità al nostro movimento, che, nonostante abbia ormai raggiunto dimensioni di tutto rispetto, non è ancora sufficientemente conosciuto dal vasto pubblico. Anche in questo caso il maggior limite è rappresentato dalle scarse disponibilità finanziarie, ma non è detto che, anche con poche risorse, non si riesca almeno a mettere le basi.

Cosa ti auguri per il movimento scacchistico isolano?

Il miglior augurio penso sia quello di poter andare avanti nella direzione che abbiamo cominciato a tracciare, sperando che lo sviluppo del movimento avvenga in un clima di serenità e di armonia. Anche se può sembrare retorico, il successo dell’azione del Comitato poggia fondamentalmente sul sentimento di unione che tutti gli scacchisti sardi, dai più alti Dirigenti, fino al semplice scacchista, devono sentire dentro di sé e coltivare. Ognuno dei Presidenti di Circolo che, torno a ripetere, sono, se non gli unici, sicuramente i miei principali interlocutori, quando programma la sua attività, pur rivolgendosi principalmente al proprio ambito di riferimento, deve sentirsi parte di un discorso che coinvolge tutta la regione, perché la crescita di ognuno di noi dipende dalla crescita di tutto il movimento. Insomma, da soli non si va da nessuna parte e ognuno deve fare la propria parte, grande o piccola, per il bene di tutti. Quando questo sentimento diventerà per ognuno il principio ispiratore della propria attività, quando ci incontreremo per la prossima intervista potremo sicuramente commentare una realtà caratterizzata da risultati ancora migliori e successi ancora più esaltanti.


gianluca massa - 19/12/2011